queste cose non si dicono

stai attraversando un momento difficile e sai che è difficile trovare conforto negli altri; ti chiudi in casa, non chiami nessuno, ti metti tranquilla, elabori i tuoi problemi, vivi il tuo dolore e ti autococcoli in attesa che tornino tutte le tue energie per affrontare il mondo serenamente.

purtroppo però le persone che ti circondano (a parte i pochi amici che davvero ti sono vicini) non comprendono le tue difficoltà, non sanno e non vogliono confrontarsi con il dolore altrui, sono convinte di rassenenarti con una serie di banalità e luoghi comuni che nemmeno nelle peggio rubriche on line.

sono cose che capitano
[ok, grazie lo so, ci arrivo da sola. non mi consola sapere che succede ad altre persone in altri tempi.
è successo a me, ora, e mi fa male. non basta?]

passerà: il tempo sistema tutto
[ok, grazie so anche questo. non mi consola sapere che fra X mesi o X anni starò bene e sarò di nuovo felice e lo avrò dimenticato.
io sto male adesso, e mi fa male. non basta?]

meglio adesso, che fra X anni
[e perchè? chi ha detto che adesso soffro meno? come fai a sapere come sarebbero andate le cose?]

devi uscire per svagarti
[DEVI, a me non lo devi dire. e poi chi ha detto che quando esco mi svago? in realtà sto peggio e mi viene l'ansia. voglio stare sul mio divano: mi svago di più a giocare a candy crash che a sentire i vostri discorsi.]

è il destino
[no, cazzo c'entra il destino? quello che è successo è la conseguenza di scelte mie e altrui. il destino non c'entra. al massimo, c'entra la sfiga. quella c'entra sempre.]

se ti hanno rubato la bici che ti ha regalato lui, ti hanno fatto solo un favore
[no. a parte il valore monetario della bici, il valore affettivo per me va oltre a come sono andate le cose. non ergerti a giudice dei miei valori e dei miei significati.]

è uno stronzo, non ti amava
[forse anche sì. sto iniziando a rendermene conto. ma non sta a te dirmelo. tu non sai cosa abbiamo vissuto insieme, né cosa rappresentasse quella storia per noi, né quali siano le responsabilità di ciascuno dei due.]

gli hai dato troppo, lo hai viziato
[forse anche sì, ma come fai a non dare tutto te stesso alla persona che ami? cosa ne sai tu di come ho vissuto quell'amore? evidentemente ero felice così: quando ho smesso di essere felice ho troncato. ma questa non è una consolazione: io rimpiango i momenti felici, mica gli ultimi tristi]

ti presento i miei amici manzi
[ecco no per l'amordiddio. non voglio altri manzi. sto bene da sola. ho perso il mio amore, cosa me ne faccio dei tuoi manzi?]

ma tu sei una donna forte
[ah già! bell'alibi per tutti. che se sei una donna forte non provi dolore?]

e così poi alla fine capita che nemmeno rispondi al telefono e passi magari per la stronza che ignora le persone gentili che si preoccupano per lei.

se vi capita di voler consolare un amico in difficoltà, per piacere ricordatevi di evitare con cura affermazioni banali e fastidiose.
se vi dispiace siceramente, dite che vi dispiace; se non avete nulla di intelligente da aggiungere, non aggiungete nulla; se volete bene a quella persona, abbracciatela.

un abbraccio è molto più confortante e significativo di una lunga serie di sciocchezze di circostanza.



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